Le nostre radici teoriche: Ecopsicologia e Green Care

Trascorrere tempo in natura e all’aperto nutre la nostra esistenza fisica, emotiva e spirituale permettendo agli individui di percepire, pensare, emozionarsi e agire come esseri interdipendenti, interconnessi con l’intero ecosistema di vita. L’ipotesi della biofilia suggerisce che gli esseri umani hanno un’attrazione innata e biologica verso gli ambienti naturali (Wilson, 1984). A questo proposito si sta diffondendo sempre più l’ecopsicologia una disciplina derivante dall’unione dell’ecologia e della psicologia e che cerca di studiare e di comprendere ulteriormente la relazione fra esseri umani ed il mondo naturale (Duncan, 2018). Secondo tale approccio, la comprensione dell’altro deve avvenire nella sua interezza (mente-corpo) e non dev’essere solo stretto appannaggio della mente, ma anche del corpo e delle emozioni, del soggetto conoscente. “Il corpo umano, così come la Terra stessa, consiste in un insieme di sistemi interconnessi” (Goleman, 2009, p.73). Secondo l’ecopsicologia, infatti, c’è uno stretto rapporto di somiglianza fra uomo e ambiente: entrambi sono organizzati in modo tale da contenere plurimi livelli che rendono possibili i processi vitali sia dell’uno, riferiti al proprio corpo, che dell’altro, l’omeostasi terrestre (raggiungibile grazie a dinamiche coinvolgenti elementi differenti della biosfera, geosfera ed atmosfera, tutti strettamente interconnessi fra loro). Un punto centrale in questa visione è il concetto di “contemplazione” che consiste nell’aprirsi alla vita e alla sua meraviglia, coglierne la bellezza e riconoscerne il dono in ogni istante (Danon, 2006); esso risulta strettamente collegato ad un atteggiamento di ascolto, non solo nei confronti dell’esterno ma soprattutto dell’interno, in modo da cogliere, anche qui, quella bellezza e quel dono propri della psiche, unico modo per poi porre reale attenzione a ciò che è “fuori”. Si cerca, quindi, di recuperare il contatto con sé stessi attraverso la natura.

Il nature deficit disorder

Secondo tale visione il nostro distacco dalla natura, causato dall’industrializzazione e l’urbanizzazione può rappresentare una delle radici alla base del disagio psicologico (Roszack, 1992), distacco tanto forte da poter definire la condizione di “nature deficit disorder o disturbo da deficit di natura” (Louv, 2010), conosciuta anche come “analfabetismo ecologico”. A ciò bisogna aggiungere l’utilizzo erroneo della tecnologia a cui sempre più frequentemente si accede per evasione e distrazione e che, nella nostra
quotidianità, viene percepita come più vicina ed immediata rispetto all’ambiente naturale. L’accesso immediato ai contenuti e alle stimolazioni multimediali costanti genera, quindi, una forma di attenzione “parziale continua” e questa è correlata all’indebolimento di interazioni sociali, creatività e prestazioni accademiche. Il Disturbo da deficit di natura, da precisare comunque che non rientra in alcuna categoria
clinica, può descrivere pertanto i costi umani dell’alienazione dal mondo naturale. Tra questi si possono annoverare:

  • problemi di salute fisica e psicologica legati alla sedentarietà;
  • difficoltà di attenzione e concentrazione;
  • atteggiamento apatico (perdita di interesse e mancanza di sensibilità nelle situazioni sociali o emozionali);
  • ansia e depressione;
  • diminuita tolleranza alla frustrazione e atteggiamenti aggressivi;
  • anestesia sensoriale e deficit nella percezione;
  • ridotta consapevolezza ambientale;
  • deficit motivazionali e ridotta spinta alla creatività e alla fantasia;
  • minore capacità di adattamento e ridotte strategie di coping (la capacità di mettere in atto meccanismi adattivi per affrontare i problemi);
  • ridotta coordinazione corporea e dei movimenti ed autocontrollo;
  • deficit dell’apprendimento;
  • tendenza all’iperattività;
  • sentimenti dissociativi, di sradicamento dal mondo;
  • insicurezza.

L’aumento nella popolazione mondiale di depressione, ansia, obesità, allergie, diabete, sostiene Louv, richiama fortemente la nostra attenzione su come la sedentarietà impatta negativamente sulla nostra salute. Non a caso l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2002, ha indicato lo stile di vita sedentario come una tra le dieci principali cause di morte e disabilità a livello mondiale.Il contatto con la natura, ovviamente, non è la soluzione alla psicopatologia, ma bisogna prender atto che sono ormai molte le evidenze scientifiche di come questo contatto risvegli la totalità del nostro organismo,
dal punto di vista sia fisico che psicologico. Tale necessità si è sentita e osservata ancor di più durante e dopo gli attuali periodi di chiusura forzata ed isolamento dovuti alla pandemia.

Quali sono gli effetti dell’interazione con la natura sul benessere psicofisico?

Numerosi studi ne hanno dimostrato l’importanza dal momento che l’interazione con la natura contribuisce alla salute e al benessere dei giovani, aumentando la loro capacità di concentrazione e migliorando la gestione delle loro emozioni.
L’obiettivo dell’ecopsicologia è, in definitiva, “rinsaldare quel legame emotivo e spirituale che esiste tra ogni essere umano e l’ambiente naturale” (Danon, 2006, p. 206). In tal senso si comprendono gli effetti salutari dal punto di visto psicofisico di una semplice passeggiata nella natura (che in ambito ecopsicologico potrebbe portare ad una “meditazione camminata” o, seguendo le influenze orientali, allo Shinrin-Yoku, “bagno nella foresta”); gli spazi aperti hanno un impatto notevole sull’apparato sensoriale e tutti questi stimoli attivano, anche a livello neuronale, parti diverse del cervello (corteccia somatosensoriale, motoria, visiva, ecc.) in modo da disporre in uno stato diverso il proprio animo e quindi il proprio sentire.

Ampie ricerche confermano che il contatto con la natura migliora la salute mentale e amplifica il senso di appartenenza. I benefici includono anche: riduzione dello stress, della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna, senso di coerenza, miglioramento dell’autostima e dell’autodisciplina, creatività e maggiore senso di comunità e capacità prosociali. Gli studi suggeriscono fortemente che il tempo trascorso nella natura può aiutare molti bambini a sviluppare la fiducia in sé stessi, a ridurre i sintomi del disturbo da deficit dell’attenzione, a calmarsi e concentrarsi. Ad esempio, le scuole che dispongono di spazi di gioco e aree educative naturali sembrano aiutare i bambini ad avere un miglior rendimento scolastico. Alcuni elementi indicano anche i luoghi di gioco naturali riducono il bullismo. Esperienze a contatto con la natura possono anche attenuare l’obesità e il sovrappeso infantili e offrire altri benefici per la salute fisica e psicologica. L’esperienza naturale aiuta, inoltre, la crescita di valori di salvaguardia verso l’altro (persona ed
ambiente), sia nel presente che nel futuro. Non bisogna però dimenticare che spesso è difficile apprezzare veramente la natura se non si impara ad amarla in prima persona e a farne esperienze dirette.

Sempre dal punto di vista educativo, Goleman (2009) per lo sviluppo dell’intelligenza ecologica ritiene fondamentale che, sin dalla più tenera età, i bambini abbiano la possibilità di fare esperienza nell’ambiente naturale. Molteplici sono infatti i benefici dell’outdoor education sullo sviluppo del bambino nell’area personale e sociale, nel successo scolastico e sull’attività fisica. A questo proposito è fondamentale la
possibilità che questa forma educativa dà alla libera espressione del movimento corporeo. Anche i filosofi dell’approccio pedagogico dell’educazione libertaria come Cempius e Faure, ad esempio, hanno enfatizzato l’importanza dell’attività fisica all’aria aperta con esercizi fisici e attività sportive al fine di un più integrale sviluppo psicofisico del bambino (Trasatti, 2004).

Sulla base di questi principi si stanno sviluppando le cosiddette Green Care (Terapie Verdi) come vere e proprie forme di terapia e come sostegno ad altri modelli psicoterapeutici. Si tratta di una serie di attività (interventi educativi, riabilitativi, terapeutici e di inserimento sociale) che promuovono la salute e il benessere attraverso l’impiego di risorse animali (pet-therapy) e vegetali (ad esempio ortoterapia, silvoterapia), oltre che dello stesso corpo umano (green exercise) in totale contatto con la natura (Burls, 2008).

Inoltre, nell’ottica della psicologia clinica, la relazione uomo-natura rappresenta un’;opportunità per l’uomo di relazionarsi in un setting non giudicante o discriminante. Infatti, riteniamo che il prendersi cura di altri organismi aiuti a sviluppare la capacità di assunzione di responsabilità, ad accrescere l’autostima ed a concorrere nella costruzione positiva della propria identità. La relazione che l’uomo sperimenta con la natura e gli animali è priva di preconcetti e costituisce una possibilità per sperimentarsi ed acquisire le competenze necessarie ad intraprendere e mantenere relazioni positive e stabili. Le attività agricole (utilizzate nell’ortoterapia e nell’agricoltura sociale) consentono di intensificare le sollecitazioni sensoriali della vista, dell’udito, dell’olfatto, del gusto e di tutta la dimensione motoria. I ritmi dei processi produttivi agricoli, liberi dallo stress che usualmente accompagna altre tipologie di lavoro, possono aiutare coloro che hanno difficoltà a confrontarsi con la realtà a ricostruire, attraverso l’osservazione e la partecipazione alle continue trasformazioni degli organismi biologici, un rapporto sano con il tempo e con lo spazio. Inoltre, il prodotto ottenuto (fiore, ortaggio, uovo, altro) non conserva alcuna traccia dell’eventuale condizione di svantaggio o disagio dei soggetti che hanno partecipato alla produzione, e pertanto, attraverso l’autoconsumo e/o la vendita, i frutti rappresenteranno un altro eventuale elemento terapeutico che rinforzi l’autostima, la motivazione a svolgere attività similari, e che sostenga lo stabilirsi di relazioni equilibrate con l’ambiente esterno.

Nella relazione uomo-animale, d’altronde, prende vita un dialogo che conduce l’essere umano a sentire meno la solitudine e viene proiettato verso l’esterno in una relazione non giudicante. Questo tipo di approccio, permette di favorire l’autonomia di bambini e adolescenti, che solitamente dipendono dagli adulti, e fornisce loro gli strumenti necessari per uscire dal proprio isolamento e controllare la situazione.

Non è più il bambino a dover essere accudito, ma, accudendo e curando l’animale e la relazione con esso, impara a prendersi cura anche di sé stesso. Pertanto, con l’incremento del senso di autonomia, possono svilupparsi/rafforzarsi nel soggetto anche autodeterminazione ed autoefficacia.
Tali effetti benefici della natura sono spiegati dalla teoria dei sistemi ecologici di Bronfenbrenner (1979).

Questa teoria spiega come le nostre caratteristiche individuali interagiscono con l’ambiente circostante e che insieme determinano la nostra crescita ed il processo di sviluppo. Secondo il modello di Bronfenbrenner, l'ambiente che ci circonda può essere classificato in cinque sistemi interconnessi che vanno dall’ambiente più vicino che prevede un contatto diretto tra individuo e famiglia, amici e luogo in cui si vive (microsistemi), alla più ampia dimensione sociale, culturale, politica ed ecologica (macrosistemi).

Fondamentalmente, gli esseri umani possono essere pensati come cellule viventi in una relazione reciproca con il corpo vivente della Terra. Ciò che gli umani fanno al loro mondo esterno, lo fanno anche al loro mondo interiore (Roszak, 1992); per esempio, quando adoperiamo il nostro tempo per piantare alberi e nutrire la terra, sappiamo che saremo nutriti in cambio dal frutto che raccogliamo. Questa relazione era evidentemente più potente tra gli uomini preistorici, che operavano più direttamente con la natura per poter garantire la loro esistenza fisica, sociale e spirituale (Kellert, 1993).

Le terapie outdoor di Resana

Le terapie outdoor da noi proposte sostengono quindi l’idea di un setting riabilitativo, flessibile e replicabile che offre una stimolazione multisensoriale psicocorporea, promuovendo anche inclusione e qualità della vita (modello biopsicosociale) sia per bambini che per adulti. Grazie alla stretta collaborazione con i nostri partner e nell’ottica di un intervento globale, multidisciplinare e d’equipe vi offriamo la possibilità di
intraprendere la scoperta di questi percorsi:

  • riabilitazione psicofisica mediata dal cavallo;
  • tecniche di rilassamento psicocorporeo in natura (mindfulness, meditazione camminata, training autogeno, rilassamento progressivo muscolare);
  • ginnastica posturale per adulti e bambini;
  • psicomotricità per bambini.

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